La barite, in passato nota anche come baritina, fa parte della famiglia dei solfati e più precisamente si tratta di solfato di bario (BaSO4). Si trova di solito in cristalli di aspetto tabulare o talvolta allungato. È incolore se pura e variamente colorata di bianco, azzurro, giallo o marrone in presenza di impurità. La caratteristica più significativa per riconoscerla è la densità: con 4,5 g/cm3 pesa quasi il doppio di una normale roccia di pari dimensioni.
Diffusa in tutto il mondo, la barite si trova principalmente in vene idrotermali e come riempimento di cavità all’interno di rocce calcaree e dolomitiche. Spesso è associata a minerali come piombo, argento e antimonio. In Italia è possibile trovarne bellissimi cristalli in diverse miniere del sud della Sardegna e del Trentino. I cristalli più grandi, rinvenuti nel Cumberland, in Gran Bretagna, misuravano sino a 1 m di lunghezza!
Il nome “barite” deriva dal greco antico βαρύς (pesante), proprio per via del suo elevato peso specifico. I primi riferimenti letterari risalgono al XVII secolo, quando il chimico e alchimista Vincenzo Casciarolo si accorse che la barite, in seguito ad alcuni trattamenti chimici, era in grado di assorbire la luce del Sole e riemetterla per un certo tempo: si trattava della prima osservazione del fenomeno detto fosforescenza.
L’uso principale della barite è sicuramente quello nei fanghi impiegati durante le trivellazioni petrolifere: è ideale per mantenere elevata la pressione sui sedimenti perforati, prevenendo pericolose fuoriuscite di gas. Inoltre questo minerale è usato in molti altri ambiti, come l’industria cartiera, chimica e meccanica. Grazie alla sua capacità di schermare i raggi x, è utilizzata anche in radiologia.
È sicuramente complicato trovare dei fanghi di perforazione alla barite nella vita di tutti i giorni. È molto più semplice, però, imbattersi in altri prodotti che prevedano l’impiego di questo minerale: vernici, plastiche, rivestimenti anticorrosione, frizioni per veicoli, cemento anti-radiazioni, sono solo alcuni di essi. In passato era usata anche nella raffinazione dello zucchero e come sbiancante in carta e tessuti.
Nonostante il bario contenuto nella barite sia un metallo pesante, non è considerato tossico praticamente da nessuna legislazione. L’estrazione e la lavorazione della barite – frantumazione, macinazione, filtrazione – sono processi prettamente meccanici e non presentano rischi chimici per l’ambiente e per l’uomo.
Team di Extrapedia Nature
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