Anche in Italia si sta cercando di mettere in campo importanti interventi di riforestazione urbana, anche al fine di cominciare a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici che si preannunciano sempre più intensi e in fase di accelerazione. Purtroppo, sono al contempo ancora molti, troppi, i casi dove, sempre in città e nelle periferie, si continua con il taglio di alberi sani, che hanno la sola colpa di “dare fastidio”, e a potare in maniera selvaggia.
Il taglio di alberi sani avviene perché interferiscono con i programmi di installazione di nuove antenne per il discusso 5G, perché ostacolano lo sviluppo di nuove piste ciclabili (come se pedalare all’ombra di un bel viale non fosse un importante valore aggiunto per la pista stessa) o di parcheggi, perché urtano certe visioni minimaliste di pianificazione urbanistica in cui gli alberi sono visti solo come dei centri di costo, perché destano preoccupazioni di sicurezza anche quando sono sanissimi, perché attirano uccelli sporcaccioni (per esempio, gli storni) o perché sporcano essi stessi perdendo le… foglie!
Fatto sta che, da bravi latini “viziati” da sempre da una natura abbondante e generosa, siamo ancora lontani da una corretta cultura di rispetto del verde, in città ma non solo, in cui purtroppo ancora troppo spesso le piante sono viste solo come complementi di arredo.
Ecco allora che, sovente senza alcuna attenzione a informare la cittadinanza e a volte anche con scarsa trasparenza, vengono tagliati interi filari (come nel caso dei 115 pini domestici sul lungo mare di Montegiordano Marina, nell’Alto Jonio cosentino o di quelli abbattuti nel quartiere di San Paolo a Vasto, in provincia di Chieti), eliminati alberi quasi secolari (come le 80 piante tagliate nel bosco Virgiliano, a Mantova), rimosse alberature stradali perché ritenute pericolose in caso di incidenti (come i 22 pini eliminati lungo la strada provinciale Vicarese fra Vicopisano -PI e Calcinaia).
Spesso questi interventi vengono fatti in piena primavera o in estate (come i 32 tigli tagliati a Molinella, nel bolognese), danneggiando la nidificazione ancora in corso degli uccelli e privando i residenti di quelle zone dell’ombra e della frescura che le alberature posso dare durante la stagione calda.
Magari approfittando dell’emergenza Covid dei mesi scorsi, quando la poca gente in giro ha abbassato il livello di attenzione sociale e facilitato gli interventi (come i tagli di 69 pini domestici a Grosseto), a cui sempre più spesso si oppongono cittadini furibondi. Già, perché, nonostante tutto, per sempre più persone tagliare un albero, soprattutto se di grandi dimensioni e palesemente sano, è un colpo al cuore, uno sfregio quasi personale. Un segno di ignoranza ed insensibilità ritenuto intollerabile dai più.
Questi e molti altri casi simili li trovate sull’interessante sito, sempre aggiornato, dell’associazione “Stop tagli alberi Italia”.
Tra l’altro, andrebbe ricordato che questi tagli privano l’ambiente e chi ci vive (umani e non) di tutta una serie di servizi ecosistemici (miglioramenti del microclima locale, mitigazioni di impatti come rumori, polveri e luci, consolidamento dei suoli, drenaggio dell’acqua meteorica, incremento della locale biodiversità, intrappolamento di CO2, produzioni di ossigeno, ecc.) che aumentano il valore economico di queste alberature.
Pertanto, quando per esempio si parla di compensazione di questi tagli con nuovi alberi, per un soggetto maturo eliminato andrebbero piantate almeno una dozzina di nuove piante e non certo di quelle alte un metro! E dal momento che viviamo in una società che sembra attenta solo al dio denaro, anche solo dal punto di vista economico tagliare un albero di 60-70 anni, per esempio un platano, significa perdere come minimo un valore di alcune decine di migliaia di euro. E, dunque, verrebbe da chiedere per esempio al sindaco di Peschiera Borromeo (MI) cosa ha previsto di mettere a bilancio per compensare il taglio, non ancora avvenuto e contro il quale si è schierata la maggior parte dei cittadini del paese, di un bellissimo doppio filare di 240 grandi pioppi cipressini!
Ricordiamo, infine, che il 16 febbraio 2013 è entrata in vigore la Legge nazionale 10/2013: “Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani”, affinché il prossimo sviluppo dei contesti urbani avvenga in accordo con i princìpi del protocollo di Kyoto, in modo sostenibile, rispettoso dell’ambiente e dei cittadini e nella piena consapevolezza e conoscenza del proprio patrimonio verde.
La legge 10/2013 prevede che:
È bene dunque vigilare e ricordare ai nostri amministratori locali il rispetto di tale legge.
Team di Extrapedia Nature
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