L'avventura continua…
Non posso fare a meno di segnalare che oggi, 11 gennaio 2023, il prugno già evidenziato l'anno scorso, sta continuando a fiorire, nonostante tutte le avversità metereologiche (neve, gelo, pioggia, vento forte e nebbia).
Solo oggi 12 gennaio 2023 mi sono reso conto di cosa intendessero i fagioloni “Phaseolus coccineus” con: “non essere asportati”, sebbene il raccolto fosse terminato da parecchio tempo e con quanto già riportato: sul “desiderio di tornare in ogni caso nello stesso luogo”. Dai rizomi sarebbero rinati!!!
(Nota di giugno) Speranza rivelatasi vana, perché dopo 50 giorni di piogge ininterrotte i rizomi sono marciti tutti. Cosicché, ho potuto effettuare la nuova semina distanziata come avrei voluto fare.
A fare compagnia al prugno anche tutte le piante di nocciolo sono ora (15 gennaio 2023) in piena fioritura tutt'attorno a casa. Ho notato, tuttavia, che qualche caso sporadico di fioritura è presente anche da altre parti, ma molto raramente e non in modo copioso come qui.
2023 = “annus horribilis“, per certe coltivazioni, almeno dalle mie parti. Da metà aprile fino a oggi (mentre scrivo è il 6 luglio) sempre e solo pioggia, a volte mista a grandine, e una temperatura altalenante con variazioni anche di 20°C (per esempio: il 13 e 30 giugno registrati 10°C di notte e questa mattina alle ore 10:30 la colonnina del mercurio segnava 13°C… e siamo a luglio!… dicono che dal prossimo fine settimana arriverà El Niño… staremo a vedere…). Solo le serre lavorano a pieno regime.
Considerato questo clima impazzito, finora i nuovi interventi hanno riguardato solo la realizzazione di nuovi bancali per il prezzemolo, la rucola e le zucche, lontano dalla Rete Hartmann, come da loro richiesto.
Ho approfittato per realizzare anche un nuovo tipo d'impianto d'irrigazione, considerato che i tubi porosi non garantiscono sempre un'adeguata uniformità per via del calcare che ottura i pori. Detti tubi sono rimasti solo nel seminativo a spaglio, non potendo fare diversamente.
Il nuovo impianto è auto-compensante il ché garantisce che ogni pianta (per esempio 100 poste in serie) riceve lo stesso quantitativo di acqua dalla prima all'ultima. È un po' costoso e impegnativo da realizzare, ma una volta fatto non si deve più modificare e la manutenzione richiede solo di pulire i filtri almeno una volta l'anno. Il risparmio idrico è pari all'85%. I risultati dopo un mese sono strabilianti nelle serre. Ricevendo, inoltre, l'acqua a gocce a livello delle radici, la parte superficiale resta asciutta e, laddove non c'è pacciamatura come fuori dalle serre, lo sviluppo delle erbe spontanee è ridotto del 90%.
Alcuni promemoria
Mentre scrivo è il 4 agosto. A metà mattinata era sereno e c'erano 29°C, ora (16:30) ci sono 12°C, è nuvoloso e piove per l'ennesima volta. Questi sbalzi improvvisi in poche ore stressano tutti, piante comprese. A giugno, il 3-5-11-13 e il 30 è stato necessario attivare il riscaldamento: di notte 8-10°C.
Qualche particolare sull'attuale produzione
Da un po' di tempo gli anziani del posto continuano a ripetermi che “l'orto vuole l'uomo morto”
…ho il vago sospetto che abbiano ragione…
Dedicato ai miei Amici “fanatici del Bio”
e… perché no! Anche ai negazionisti delle scie chimiche
Il telo di nylon qui rappresentato è stato utilizzato per coprire alcuni bancali di legna. Quello in evidenza è ciò che resta allorché, dopo ogni pioggia, l'acqua evapora completamente. E voi, miei cari Amici, da bravi coglioni, pagate il doppio, o il triplo, per prodotti che in nessun caso sono esenti da trattamenti chimici e in più assorbono anche tutte queste schifezze!
Mentre l'attività in serra ha continuato senza sosta, con ininterrotti raccolti abbondanti di cui hanno beneficiato i polli e anche tutto il vicinato, i mesi di: settembre, ottobre e novembre hanno registrato un'esplosione di sviluppo dei frutti in esterno, dopo mesi di letargia. Mentre scrivo è il 6 dicembre e ancora stiamo consumando pomodori raccolti in esterno, nonostante le due recenti nevicate (30 novembre e 05 dicembre) e le temperature di qualche grado sotto lo zero.
I primi giorni di novembre ho rimosso tutte le piante presenti nella serra fissa, perché mi è venuta la pazza idea di provare a coltivare anche i funghi “Pleurotus ostreatus” (le “Sbrise”) che proliferano in autunno e in inverno, in pianura come in montagna, il cui sviluppo continua fino alla primavera. In pratica, durante i “tempi morti” della serra senza bisogno di tanti interventi.
Così, ho realizzato una mini-serra all'interno per porvi le prime due piccole balle di paglia contenenti i miceli (spore), acquistate già in stato di sviluppo dopo un primo utilizzo del coltivatore professionista che me le ha fornite.
Vista la totale inesperienza, ho pensato di porre un secchio pieno d'acqua al centro, per la deumidificazione. Dopo soli otto giorni, allorché mi sono state consegnate le altre due piccole balle, oggetto della stessa richiesta fornitura, è stato possibile ottenere già un primo raccolto.
Visto il successo di ciò che ritenevo una “mission impossible” data la totale inesperienza, due miei vicini hanno copiato l'idea e anche loro stanno coltivando gli stessi funghi. Non so se riusciremo a mangiarli tutti…
A meno ché non subentrino particolari degni di nota, intanto che sto raccogliendo semi antichi per le piantumazioni future in previsione di cambiamenti epocali (mala tempora currunt), giacché occorre imparare a essere resilienti il più possibile, perché non è detto che a breve ci tocchi coltivare anche le banane, il diario per quest'anno lo termino qui.
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