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Diario di un apprendista olericoltore (2022)

Olericoltura da Extrapedia…

Dopo anni di studi e ricerche a “largo raggio” mi sono chiesto perché non approfondire anche la conoscenza delle piante, con particolare riguardo a quelle orticole.
Così, ho iniziato a scrivere tutta l'esperienza maturata negli ultimi otto anni, partendo da zero, cioè dalla più totale inesperienza fino ad arrivare a questi risultati che, come sempre, non sono definitivi. Particolari in dettaglio arriveranno pian piano…
Innanzitutto va detto che l'orto è posto a 934 mt s.l.m. (la quota mi è parsa ininfluente, giacché secondo Platone, prima, e Nikolai Ivanovich Vavilov, poi, pare che la prudente ripresa dell'agricoltura avvenuta nell'8000 a.C. ca. sia stata riscontrata oltre i 1.500 metri di quota in varie zone del mondo, compresi i nostri Appennini). La sua ampiezza è di 550 mq. Il terreno è scosceso, argilloso, con una percentuale di frammenti di roccia (sassi), più o meno grandi, superiore all'80%. Lo strato superficiale, naturalmente fertile, è compreso tra i 5 e i 10 cm.
Per le piantumazioni (trapianti e/o semine) ho sempre seguito i tempi previsti dal “Calendario biodinamico”, rispettando anche le consociazioni di cui alla tabella visibile QUI.
La gestione idrica, oltre la dorsale principale in polietilene da 1“ (1 pollice), è regolata da impianti dedicati in tubo poroso (risparmio idrico del 70%) con temporizzatori automatici alimentati da batterie da 9 volt. 1)

I Primi Tentativi Oggi 2022

Perché ho scelto di realizzare una struttura ad arco e non rettilinea come di consuetudine? Tre i motivi principali: 1) - Per avere un'insolazione graduale (perpendicolarmente l'intensità dei raggi solari interessa piccole porzioni di vegetazione per un tempo limitato); 2) - Per ridurre l'impatto dei forti venti provenienti da Nord (per diversi anni puntuali: 3-5 marzo e 5 luglio. Venti che sono riusciti a spezzare anche i cavetti d'acciaio da 6 mm. posti a rinforzo della serra. Da due anni molto frequenti, anche se d'intensità inferiore); 3) - Per evitare il più possibile le maglie della rete Hartmann, giacché ho verificato che solo pochissime piante la tollerano.
La forma parabolica è posta sull'asse Nord-Sud e come fulcro per il tracciamento ho utilizzato un formicaio abbandonato considerato su un nodo negativo della rete Hartmann.
Com'è visibile nell'immagine sullo stato attuale, dal 2021 è stato necessario proteggere sempre di più le coltivazioni esterne dal sole, aggiungendo dei teli oscuranti affinché non si seccassero. Per evitare che si strappassero sotto l'impatto del vento sono stati bloccati trasversalmente con corde sottili distanziate tra loro di circa un metro, o poco più. I teli vanno mantenuti solo lo stretto necessario giacché, in penombra, è privilegiato lo sviluppo delle piante a scapito della produzione. A tal proposito, va ricordato che l'Agenzia Europea per l'Ambiente già nel 2019 ammoniva «sull'elevarsi della linea equatoriale» (si veda Riflessioni in ”Geoingegneria“ su Extrapedia), ma noi sappiamo bene che non è la linea equatoriale che si alza, bensì la crosta (SIAL) che scivola sempre più velocemente verso Sud/Sud-Est (per i particolari si veda ”Deriva dei Continenti e Slittamenti SIAL“). Cosicché, il nostro territorio subirà cambiamenti epocali andando verso un'inevitabile desertificazione. Il valore dei terreni italiani, infatti, come posto in evidenza dalla predetta Agenzia, subirà una riduzione anche del 90%. Un'altra prova di questi repentini cambiamenti, per cui occorre essere resilienti al massimo, è data dalle sorgenti perenni che proprio quest'anno hanno smesso (completamente, o in buona parte) di fornire a livello locale la preziosa acqua che solo pochi mesi addietro (maggio-giugno) attingevamo noncuranti a ”piene mani“.

Qualcosa di certo sta cambiando

In fatto di resilienza è bene osservare certi cambiamenti in atto (che ritengo non accadano solo attorno a me). Mi viene da pensare che la Natura sia disorientata… forse anche “impazzita” a volte… ma so che, dal ”suo punto di vista“, c'è sempre una spiegazione logica per tutto. Basterebbe saperla interpretare.
Che un gladiolo, nato spontaneamente in giardino a primavera, sia in piena fioritura il 14 di ottobre, quando solitamente cessa i primi di agosto (almeno a questa quota e latitudine) è abbastanza fuori dal comune. Lo stesso dicasi per le margherite giganti (”Leucanthemum maximum“, o ”Chrysanthenum leucanthemum“), la cui epoca di fioritura, solitamente, va da aprile a luglio e che ora 15 ottobre stanno ricominciando a fiorire in abbondanza.
Che una pianta di pero, poi, ricominci a fiorire a settembre quando ha già i frutti prossimi alla maturazione (si vedano le parti evidenziate nell'immagine), ha quasi del miracoloso!

15 ottobre 2022 - cliccare per ingrandire
14 ottobre 2022 - cliccare per ingrandire
05 settembre 2022 - cliccare per ingrandire

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Primi interventi di rilievo

Com'è palese dalle immagini, all'inizio ho utilizzato rami adeguati tratti dai boschi limitrofi per le rastrelliere e, come serra ho impiegato una struttura abbandonata in pvc creando rinforzi all'occorrenza. Come pacciamatura, laddove necessaria, ho utilizzato i classici teli neri, non avendo a disposizione un materiale naturale idoneo.

Panoramica con prima serra Particolare interno
Prima produzione significativa 2017 Prima produzione significativa 2017

Anche se qualche risultato è stato abbastanza soddisfacente (si veda cipolle e scalogno confrontati con un pacchetto di sigarette), il resto non ha confortato le aspettative… di tutto il seminato è nato solo il 20-25% e, trattandosi di piante rampicanti, non si è sviluppato a sufficienza.

Cipolla di Tropea Scalogno

Nota importante sul seminativo: i legumi vanno seminati il giorno di luna nuova, così avranno una maggiore fioritura, ergo daranno più frutti (baccelli).
En passant, ho verificato attraverso diverse prove, che il giorno di luna nuova è determinante anche per lo sfalcio dell'erba, in quanto cresce meno velocemente rispetto le normali condizioni ambientali.

Migliorie

La precarietà della prima serra da hobbisti è stata sostituita nel 2017 con una serra professionale adeguata alla pendenza del terreno. A questa, in seguito è stata aggiunta una seconda serra, sempre professionale con doppia copertura (dal 2021 esternamente con nylon da primavera inoltrata fino all'autunno e sotto con rete antigrandine per i restanti mesi), come evidente in varie immagini.

Nuova serra Nuova serra
Telaio in costruzione
Telaio definitivo

Dal primo rudimentale sistema antigrandine posto su rami, sono passato a un sistema definitivo realizzando rastrelliere supportate da pali in abete e canne di bambù. La copertura antigrandine è stata realizzata usando tubi zincati da 1/2 pollice lunghi un metro ciascuno (due per lato), saldati a spiovente a segmenti verticali di tubo zincato da 2 pollici, a loro volta fissati sui pali portanti con 4 viti. Per mantenere un regolare distanziamento e per favorire il fissaggio della rete da parte a parte sono stati inseriti dei tondini di ferro da 8 mm. al centro e lungo tutte le estremità delle dorsali.

Primo sistema antigrandine Primo sistema antigrandine
Particolare 1
Particolare 2
Sistema antigrandine definitivo Sistema antigrandine definitivo
Particolare 1
Particolare 2

Fermo restando:

  • che l’industria agroalimentare ha da tempo avvertito il resto del mondo che la produzione alimentare è seriamente minacciata dal momento che l’industria dei fertilizzanti è in rovina. Attualmente, poi, i fertilizzanti industriali NPK, chiamati così per la loro composizione di ossidi di azoto, fosforo e potassio, dipendono fortemente dalle forniture di gas naturale. Circa il 70 per cento del costo della produzione di fertilizzanti deriva dal prezzo del solo gas naturale, che è utilizzato in grandi quantità per produrre i fanghi di fosfato di ammonio che costituiscono il fertilizzante.
  • che dopo molti decenni di uso liberale di fertilizzanti chimici, i terreni agricoli di tutto il mondo sono diventati terribilmente carenti di nutrienti.
  • che la coltivazione su bancali permanenti è un sistema ormai plurimillenario, laddove il suolo non è mai arato, o degradato.
  • che gli orticoltori parigini già nel 1845 riuscirono a sfamare l'intera popolazione (esportando anche in Inghilterra) con i semplici accorgimenti descritti nel ”Manuale pratico sulle coltivazioni orticole“: «Produrre una grande quantità di cibo in un piccolo spazio, assicurare una fornitura di ortaggi per nutrire 1000 persone, coltivando un terreno la cui superficie non ne sfamava più di 50 quand'era lavorata in maniera convenzionale». 2)

Non vedo perché non si possa applicare in grande ciò che sto sperimentando (in piccolo) a livello locale.
Allora, per quanto fosse normalmente accettabile un certo tipo e quantitativo di produzione, con l'obbiettivo di coltivare senza concimi, o ammendanti, ma solo con acqua, ho deciso di sostituire il terreno realizzando bancali da colmare con torba professionale. Dapprima con nuove tavole di acero trattate secondo le antiche procedure cinesi per la conservazione [ Video ] (ovviamente intervenendo meno drasticamente e utilizzando altri sistemi, tipo: cannello a gas per le impermeabilizzazioni). Successivamente (2022), ho completato tutto l'orto con tavole usate in edilizia per la casseratura delle strutture in cemento armato, le quali non hanno più bisogno di nessuna protezione. Tali nuovi bancali sono stati colmati con uno strato sottostante di fibra di cocco esausta (ricavata dai sacchi scartati da chi fa coltivazioni fuori suolo), la quale trattiene l'umidità e la rilascia pian piano (come farebbe la lana di pecora la quale, però, si deteriora trasformandosi in fertilizzante), aggiungendo sempre la stessa torba professionale fino a colmarli.

I nuovi bancali di varie dimensioni I nuovi bancali di varie dimensioni

Per migliorare la praticità circa i sostegni delle piante di pomodoro, dapprima realizzati con canne di bambù, con conseguenti legature periodiche in base allo sviluppo (che alla fine dovevano essere rimosse e non sempre garantivano il sostegno del peso delle piante, afflosciandosi), ho utilizzato, sia in serra, sia all'esterno, una cordatura sottile attorno la quale avvolgere man mano le piante. L'importante è che sia ben fissata nella parte superiore per sostenere il peso delle piante (fissaggio che va controllato periodicamente perché il vento potrebbe allentarlo). Questo, oltre alla praticità dell'immediata rimozione delle piante a fine stagione, permette una migliore impollinazione (oscillazione sotto l'azione del vento), mancando la rigidità delle canne.
Come si evince dalle immagini della “Produzione 2022” per il particolare tipo di coltivazione (pomodori datterini) ho aggiunto in alto una rete stampata a maglia 30×20 che fungesse da pergolato. Così, ora, la produzione sta continuando senza sosta.

Serra con supporti in canne Serra con supporti in corda

A volte, specialmente in spazi ristretti, è scomodo tenere sotto controllo lo sviluppo delle erbe spontanee.
Ben visibile nell'immagine a destra il piano della serra ricoperto con un telo sintetico da 8 mm. di spessore, per evitarne la crescita.
Successivamente, con l'aumento delle temperature, ho eliminato tutta la predetta copertura, privilegiando la crescita dell'erba, affinché migliorasse la deumidificazione.
Favorita anche l'evaporazione delle acque di drenaggio.
Sebbene debba provvedere mensilmente allo sfalcio, ora, le piante godono di un microclima idoneo a preservarle.

Produzione 2022
Tutto su bancali

A parte i pomodori in serra (trapiantati a metà marzo), in esterno sono stati seminati solo fagioloni, fagioli e fagiolini, 3) il giorno di luna nuova di aprile, il cui sviluppo è stato sorprendente (pari al 100% della semina contro il 20-25% precedente). Questo sviluppo dovrà essere preso in considerazione durante la prossima stagione. L'infoltimento delle piante, infatti, non ha reso altrettanti frutti, per cui, in futuro, dovrà essere seminato solo un terzo del relativo bancale e il resto completato con le piante estratte per il diradamento. I pomodori, le zucchine e i broccoli in esterno sono stati trapiantati in netto ritardo i primi di luglio, allorché ho ultimato i bancali. Tuttavia, ora (primi di agosto) sono in piena produzione… a livello industriale

Pomodori datterini in serra Pomodori datterini in serra
Fagioloni “Phaseolus coccineus” Particolare
Sull'origine di questi fagioli si veda la nota 4)
A livello proteico una quindicina di questi fagioli equivalgono a una bella bistecca!
Fagioloni, pomodori e cetrioli Cicoria, Fagioli e Fagiolini
Zucchine e pomodori Broccoli e cavoli protetti
Sedano e cavoli cappuccio 2019 a confronto Sedano e cavoli cappuccio 2022 a confronto
Particolare diametro cm. 100
A quanto pare anche la disposizione delle dorsali influisce sulla crescita delle piante. La dorsale posta a Est ha dato maggiori risultati in entrambi i casi. Quest'anno (2022) ha privilegiato lo sviluppo del sedano, mentre nel 2019 quello dei cavoli cappuccio, arrivando a un diametro di un metro già all'inizio della produzione, soffocando così le restanti colture.

Vista l'incertezza dei tempi e le paventate crisi (magari anche solo per impaurire il popolo onde tenerlo sottomesso), ogni volta che mi è possibile interrogo gli anziani per avere notizie su come mantenevano a lungo certi cibi, quando la tecnologia non aveva ancora soppiantato i metodi tradizionali. Questi accorgimenti li indicherò man mano che ne verrò a conoscenza, unitamente ad altri che possono essere utili.
Cavoli - Per conservare a lungo i cavoli cappuccio, fino alla successiva primavera inoltrata, si scavavano solchi profondi 40/50 cm. in luoghi riparati e soleggiati. Si stendeva un letto di paglia sul quale coricare le piante intere, gambo compreso, che si ricoprivano con un altro strato di paglia e si colmava con parte della terra scavata. Così, potevano essere dissotterrati freschi per tutto il periodo in base all'occorrenza.
Uova - Per conservare le uova un metodo prevedeva l’utilizzo dell’acqua di calce. Si mescolavano quattro parti di acqua con una parte di calce viva e si lasciava riposare per 24 ore. Dopo questo tempo si immergevano le uova nel liquido facendo in modo che ne fossero sempre ricoperte. In questa maniera le uova si mantenevano sane per 5-7 mesi. Un altro metodo, forse più pratico, consisteva nello stratificare le uova con sale fino, in una cassa foderata con carta, da sistemare poi in un locale fresco e asciutto, come per esempio una cantina. Sul fondo della cassa era posto uno strato di circa mezzo centimetro di sale fino e su questo era poi posizionato un primo strato di uova, poste una accanto all’altra. Anche gli spazi tra le uova erano colmati di sale e si procedeva così con diversi strati di uova separati da strati di sale, fino a riempimento della cassa, con l’ultimo strato di sale. Le uova conservate in questo modo si mantenevano sane anche per 8-9 mesi. Per la conservazione si prestavano meglio le uova deposte da galline allevate senza il gallo e quindi non fecondate.
Insalata - Un altro accorgimento riguarda l'insalata. Affinché non vada mai in semente si deve seminare il 25 gennaio e, ancor meglio il 5 febbraio, in apposito semenzaio protetto dal freddo e attendere pazientemente che cresca per poi trapiantarla.
Patate e Mais - Secondo la tradizione popolare la semina andrebbe effettuata per entrambi il 25 aprile (giorno di San Marco). Relativamente alle patate importante è anche la Luna. A Luna calante si ottengono frutti più grandi e meno copiosi, mentre, all'opposto, a Luna crescente si avranno frutti più piccoli ma abbondanti.

Verdure varie

In primo piano 4 piante di zucca violina le quali, sebbene abbiano dato ottimi frutti nelle vicinanze delle radici principali, non hanno portato a termine quelli più distanti. È stata la prima volta che le ho piantate e non sapevo che le diramazioni radicano anch'esse, avendo necessità di molta acqua, per cui la pacciamatura ha impedito tale sviluppo. Il prossimo anno avranno un ampio bancale dedicato a “terreno libero”.

Brassica: Cavolfiore Palla di Neve

3 Kg

Ultimo intervento del 2022

Completata il 9 agosto la barriera frangivento. Ho ritenuto necessario prevenire i saltuari forti venti provenienti da Nord, proteggendo la parte più vulnerabile. Nel 2020, infatti, l'allora regolare vento del 5 luglio ha strappato la maggior parte delle piante rampicanti in piena fioritura. In ogni caso, sono stato fortunato, perché sono riuscito a salvare una parte di fagioloni danesi per la nuova semina.
Stato pomodori al 18 settembre Stato pomodori al 18 settembre
Neri di Crimea. Inizio raccolto 5 settembre
Test su varie qualità. Inizio raccolto 9 settembre
Stato pomodori al 18 novembre Parziale raccolto al 18 novembre
Neri di Crimea. Raccolto ininterrotto dal 5 settembre. Da otto giorni temperatura media notturna +5°
A sinistra qualità miste, a destra neri di Crimea. Come si può notare a lato il raccolto è destinato a continuare.

Esperimento sui pomodori in serra da applicare prossimamente (2023)

Per aumentare la produzione ho pensato di lasciare crescere liberamente solo una dorsale, affinché vada a coprire il pergolato (la rete stampata posta in alto). L’altra dorsale sarà lasciata crescere fino al raggiungimento del suddetto pergolato e, a questo punto, terrò recise le cime e le protuberanze (femminelle), tranne una (quella più promettente nata il più vicino possibile alle radici della pianta madre).

Una volta maturati tutti i frutti e, raccolti, procederò alla rimozione della pianta madre, lasciando crescere solo il getto che avrò scelto di mantenere. Verificato (si veda relativa immagine) che tale getto si comporta come faceva in precedenza la pianta madre, la stessa sarà rinnovata e darà nuovamente lo stesso quantitativo di frutti, più vigorosi di quelli in alto sparsi sulla rete, in quanto raggiunti da un’alimentazione più ravvicinata e diretta.

Considerato che ogni ciclo sarà approssimativamente trimestrale, limiterò l’espansione delle piante sul pergolato in modo tale da creare un’alternanza e ripetere la stessa operazione con l’altra dorsale. In pratica, alternerò l’occupazione del pergolato prima per una dorsale, poi per un’altra (tre volte anziché due), fino ad avere un raccolto, tutto sommato, aumentato almeno del 50% nello stesso periodo di tempo.

Se non si vuole cliccare sull'immagine per ingrandire, la freccia indica il punto dove è stata recisa la pianta madre e il cerchio avvolge i primi frutti.

Visto il successo ottenuto con la pianta campione, non ho resistito. Il 9 e 10 settembre (2022), anche se terribilmente in ritardo, naturalmente a raccolto quasi ultimato, ho reciso tutte le vecchie piante, lasciando solo i tralci sul pergolato affinché gli ultimi frutti potessero maturare. A distanza di soli cinque giorni, due delle trentadue piante sono già prossime al pergolato e da un'altra in particolare ho già raccolto qualche frutto maturo. Ritengo che possano entrare in piena produzione tra un mese o poco più. I risultati li documenterò periodicamente.

Senza tenere conto dei cetrioli che, avendone consumato più che a sazietà, ora sono cibo alternativo per i polli, diversi getti stanno fruttificando, anche se l'irrobustimento del fusto è rallentato dal periodo tardo e dal clima molto più rigido… i cespugli che si notano nei bancali sono piante di basilico…

Stato esperimento al 18 settembre Stato esperimento al 18 settembre
Stato esperimento al 18 ottobre Stato esperimento al 18 ottobre

Fatto nei tempi giusti l'esperimento funziona!

Note importanti sulla Luna

Come accennato più sopra, il giorno di Luna nuova è importante per tutto ciò che deve dare una maggiore fioritura (piante da giardino comprese). Lo sfalcio dell'erba spontanea (limitatamente ai bordi delle coltivazioni, giacché apportano nutrienti di rilievo) si riduce a pochi interventi annuali se eseguito nello stesso giorno di Luna nuova. (Anche se fuori tema, lo stesso vale per il taglio delle unghie e dei capelli)
Le patate vanno raccolte a Luna calante, possibilmente all'imbrunire per limitare lo stress del passaggio repentino dal buio alla luce.
Il primo quarto di Luna calante del mese di agosto è l'ideale per il taglio della legna da lavoro.
Da ottobre fino a marzo, durante il primo quarto di Luna calante, si taglia la legna da ardere. Non solo si favorisce, così, il rendimento in calorie, ma si preserva maggiormente dai tarli durante il periodo di stagionatura.
I funghi crescono quasi tutto l'anno a seconda delle specie, tuttavia il migliore rendimento lo si ha durante il primo quarto di Luna crescente.

La Rete Hartmann

Generalmente la Reta Hartmann estende le sue dorsali in direzione N-S ed E-O formando un rettangolo di circa mt. 2×2,50. Tuttavia, le polarità non sempre possono essere corrette, in base a tanti elementi che possono creare delle distorsioni, se non dei totali capovolgimenti come nelle immagini di seguito riportate. Per cui è bene rilevare l'andamento di tutti i nodi direttamente sul posto.

Polarità reale
Polarità invertita

Da verifiche dirette, portate avanti per diversi anni, la maggior parte delle piante non tollera la Rete Hartmann. Quando lungo un filare si notano piante meno sviluppate di altre, generalmente risentono della sua diretta influenza, finanche ad avvizzire e morire.
Per ora, le uniche che ho verificato prediligerla (nodi e dorsali) sono i pomodori. In particolare i nodi (si veda l'esempio a seguire). L'aglio, sebbene sembri indifferente a qualunque tipo d'influenza, sviluppa maggiormente sia la pianta, sia il bulbo se posto su un nodo. Come piante ornamentali, le orchidee seguono di pari passo i pomodori. Per ora, non ho trovato altre piante che vadano d'accordo con questa rete energetica…
In ogni caso, i nodi Hartmann sarebbero utili per il mantenimento dei cibi. Verificato che le volpi, quando cacciano in abbondanza e non consumano subito tutte le prede, seppelliscono le parti in esubero in un formicaio abbandonato (ergo in un nodo), ho provato a conservare della frutta. Orbene, seppellite delle mele (ovviamente sane) in un letto di foglie tratte dalla stessa pianta, queste si sono mantenute integre per un anno intero.
Se non si è pratici di radiestesia, per rilevare la Rete Hartmann (primo intervento da fare per impiantare l'orto o una qualsiasi altra coltivazione), è molto utile consultare il libro Guida alla radiestesia di Michel Moine (Armenia edizioni).
Dai rilievi del 10 ottobre 2022 è emerso che i radicchi e le piante di ciliegio amano la Rete Hartmann.
Da quelli dell'8 novembre posso aggiungere a questa lista anche i limoni.
I rilievi eseguiti il 13 novembre hanno posto in evidenza che le piante di prugno esigono d'essere piantate esattamente su un nodo della Rete.
Alla lista si aggiunge il Cavolfiore Palla di Neve che sviluppa meglio su un nodo della Rete Hartmann.
Per testare le piante di ulivo ho dovuto attendere di trovare una piantagione che rispondesse alle mie esigenze (piante di uguali dimensioni, interrate lo stesso giorno, e con trattamento uniforme). Il 19 marzo 2023 ho potuto fare un vasto rilievo e ho costatato che quelle più sviluppate erano posizionate sulla Rete Hartmann. Non solo, a breve distanza c'era un'area con mastodontiche piante di ulivo plurisecolari, tutte risultate sulla stessa Rete.

Orchidee su nodo Hartmann

Storico 22 ottobre 2019

Pomodoro cuore di bue su nodo Hartmann (altezza mt. 2,50 larghezza mt. 2) in piena produzione a fine ottobre. Fruttificazione all'aperto fino al 10 dicembre!
Radicchio su nodo Hartmann (27 ottobre 2022) Radicchio su nodo Hartmann (27 ottobre 2022)

Particolare: radicchio trevisano tardivo in pieno sviluppo (attualmente il diametro è di cm. 62).
A sinistra si nota bene che le piante, sebbene trapiantate nello stesso momento e con identico trattamento, tendono a rimpicciolirsi man mano che si allontanano sia dagli effetti del nodo, sia dall'influenza delle dorsali della Rete.
L'andamento delle dorsali N-S ed E-O è indicato sul lato sinistro con il piano cartesiano in rosso.
Se non si vuole ingrandire, cliccando sull'immagine, il Nord è sul lato destro dell'ascissa.

Potenziare l'acqua

Che fosse l'energia generata dai fulmini in quota a potenziare l'acqua piovana era abbastanza scontato. È fuori dubbio che, sebbene inquinatissima e, “additivata” con le sostanze più nocive grazie alle scie chimiche l'acqua piovana resti un booster per le piante che bagna. Rammentando “l'électro-végétomètre” dell'abate Pierre Bertholon (1742-1800) ho cercato di convogliare l'energia (elettricità dell'atmosfera) in un serbatoio, onde potenziare l'acqua.
Ovviamente, l'abate aveva a disposizione ben altri mezzi per condurre i suoi esperimenti (si veda il suo libro in francese ”De l'électricité des végétaux [1783] in formato PDF e in particolare l'immagine dopo la pagina 442), io mi sono limitato al rame, anziché all'oro, e ho utilizzato dei metodi diversi: semisfere in sezione aurea indirizzatrici e “panetti” sempre in sezione aurea amplificatori, con l'aggiunta di 4 cristalli bi-terminati (a doppia punta) di quarzo ialino.
Sebbene ancora non soddisfatto (in progetto un nuovo e diverso tipo di antenna, tratto dallo scudo di Pakal K'inich Janaab' il più celebre re Maya, laddove è rappresentato, per me molto chiaramente, uno strumento per generare energia elettrica), i risultati sembrano confortare le aspettative… ma si può sempre migliorare…

Trasformazione dell'acqua di sorgente in acqua piovana Trasformazione dell'acqua di sorgente in acqua piovana
Antenna di captazione
Serbatoio di trasformazione e distribuzione
Confezioni da 500 gr.

Un altro accorgimento è quello di dotare il serbatoio dell'acqua di tubetti EM (microrganismi effettivi) in ceramica, il cui rilascio (particolarmente a 35° di temperatura dell'acqua) è praticamente illimitato. Gli organismi unicellulari - che prendono il nome di microrganismi effettivi - sono stati la prima forma di vita ad aver abitato la nostra terra. In natura sono benefici poiché arricchiscono il terreno e fanno crescere le piante in maniera più sana. Il pregio di questi microrganismi effettivi è quello di essere capaci di correggere uno squilibrio causato a sua volta da altri microrganismi e di riportare tutto a un circolo vitale armonioso. Originariamente sono stati creati come rimedio per migliorare il suolo. Ancora oggi nei paesi nordici e soprattutto di lingua tedesca, gli EM sono usati con successo come metodo naturale per arricchire il terreno. E non solo… depurano e rendono potabile ogni tipo di acqua, compresa quella delle fogne, così anche il rilascio delle scie chimiche è neutralizzato…

I principali “nemici” dell'orto

  • I bruchi, le cavallette e le locuste: i bruchi nascono dalle uova depositate nella parte inferiore delle foglie dalle farfalle cavolaie (Pieris brassicae = cavolaia maggiore e Pieris rapae = cavolaia minore). Prediligono le foglie tenere, principalmente quelle dei cavoli, contro questi insetti (compresi cavallette e locuste) non c'è un rimedio sicuro e duraturo se non utilizzando delle reti protettive come si nota nell'immagine più sopra, che vanno mantenute fino a maturazione.
    Le piante aromatiche a effetto repellente come: il timo, la menta, il sedano e la salvia, così come generalmente consigliato, non hanno prodotto alcun effetto contro le farfalle e i macerati di pomodoro, o i decotti di assenzio o tanaceto, richiedono molta costanza nell’applicazione. Lo stesso dicasi per cavallette (Ortotteto Caelifera) e locuste (Ortottero Acridoideo) laddove i repellenti all'aglio o al caffè (spruzzati direttamente sulle piante) non sono dissuasori duraturi.
  • Afidi (pidocchi) neri stanziali: il passaggio da un clima prevalentemente secco a uno umido, favorisce lo sviluppo degli afidi. Grazie al loro apparato boccale pungente-succhiatore riescono a succhiare la linfa della pianta che li ospita (principalmente fagioli, fagiolini, fave e piselli), partendo dalle foglie più tenere o dai germogli più giovani. Mentre succhiano la linfa, i pidocchi neri emettono anche la melata, una sostanza zuccherina la cui presenza apre la porta a tantissimi funghi tra cui la fumaggine. Possono inoltre inoculare all’interno della pianta numerosi virus tramite la saliva. Attenzione anche alle formiche. I pidocchi neri delle piante e le formiche, infatti, hanno un rapporto tra loro simbiotico: le formiche, ghiotte della melata prodotta dagli afidi, ricambiano trasportandoli di pianta in pianta.
    Le coccinelle, invece, sono ottime alleate e, laddove non fossero presenti (o presenti in modo esiguo), generalmente sono consigliati i “macerati”:
    • di ortica (1kg di foglie tritate lasciandole macerare in 10 litri d’acqua per circa due giorni, poi filtrarle, il tutto diluito al 10% con acqua e spruzzare il composto sulle foglie e sul terreno).
    • di aglio (sminuzzare 1 etto d’aglio, lasciarlo per un intero giorno all’interno di 10 litri d’acqua, poi filtrare il composto e spruzzarlo sulle foglie e alla base della pianta).
    • di pomodoro (ottenuto lasciando macerare 3 kg di foglie di pomodoro in 10 litri d’acqua per almeno quattro giorni, poi spruzzare il composto filtrato direttamente sulle piante interessate).

Anche il sapone di Marsiglia può servire allo scopo (sciogliendo un cucchiaino di sapone in 500 ml d’acqua calda, lasciandolo raffreddare e spruzzato sulla pianta usando un nebulizzatore).
Personalmente ho adottato due sistemi diversi: in prevenzione lascio crescere le piante spontanee di Assenzio (Artemisia absinthium), predilette da questi afidi e, laddove non sia possibile intervengo direttamente spruzzando Coca-Cola con un nebulizzatore (risultato: fulminati e seccati in poche ore!). Questo non deve stupire, perché in India usano da diverso tempo la Coca e la Pepsi come insetticidi ad ampio spettro. Ovviamente, il maggiore effetto è raggiunto se le piante sono diradate in modo adeguato, anche perché l'effetto non è duraturo…
Un altro metodo sarebbe quello di rilevare la frequenza di un potente antiparassitario e di irradiarla nell'area interessata, giacché non è la componente chimica in sé e per sé che agisce sugli insetti, ma la sua peculiare vibrazione raggiunta dal composto.
Degno di nota anche il mezzo adottato dal francese Bovis (Andrè Bovis) agli inizi degli anni '20, ripetuto con successo nel 1951 da Upton (Curtis P. Upton) e Knut (William J. Knut) nei campi di cotone di Cortaro-Marana presso Tucson (Arizona) che influenzarono un'estensione di 30.000 acri liberando i campi dai parassiti senza l'uso di insetticidi, ma semplicemente “colpendo” una fotografia dell'intera area con un reagente noto per essere velenoso per i parassiti del cotone.

Pianta di Assenzio Afidi contrastati con la Coca-Cola
  • Lumachine di terra: probabilmente (non sono certo per cui allego un'immagine) del tipo “Otala punctata” che è erbivora. Si nutrono di foglie, fiori, scarti di frutta e verdura. La presenza delle lumache nel nostro orto ha anche un risvolto positivo: ci segnala che l’orto è ancora sano e privo di inquinamento. Inoltre, segnalano anzitempo (anche di qualche giorno) che pioverà, arrampicandosi in alto su tutti i supporti dell'orto, per poi ridiscendere immediatamente appena cessati gli eventi. In ogni caso, essendo numerosissime, sono devastatrici e attaccano tutte le piante giovani appena trapiantate. Ma non solo, la loro lingua, infatti, detta radulo, ha una struttura a raspa essendo formata da centinaia di lamine cornee in forma di piccoli denti, in grado di attaccare anche tessuti vegetali di una certa consistenza. Il metodo che consiglio è quello di raccoglierle quando si arrampicano sulle strutture e di portarle altrove, dove non possono arrecare danni alle nostre piante. In fondo, rispettare la vita in ogni sua forma quand'è possibile, è cosa buona e saggia…

  • Talpe e topi: generalmente le talpe (Talpa europaea) non s'intrufolano nei bancali, ma smuovono quantità considerevoli di terreno cambiandone notevolmente l'aspetto, così, quando si sfalcia l'erba s'incontrano non poche difficoltà a seguirne l'andamento altalenante. I topi selvatici (Apodemus sylvaticus Linnaeus, 1758), invece, pare siano ghiotti di radicchio secondo le lamentele degli orticolotori vicini. Per allontanare gli uni e gli altri (compresi: scarafaggi, ratti, serpenti e altri parassiti) ho adottato alcuni repellenti solari ultrasonici che emettono onde da 400 a 1000 Hz. Ogni dispositivo funziona in uno schema circolare, con un raggio di circa 15 metri e copre fino a 650 metri quadrati.

Test su grano e mais

Nel 2016, appena agli inizi di quest'avventura, ho voluto testare il terreno per l'eventuale coltivazione di grano e mais. la scelta del grano è stata orientata verso due tipi antichi seminati in miscellanea: “Gentil Rosso” e “Abbondanza”, la cui diversità si nota bene per il loro sviluppo. Per il mais, sempre antico, dopo numerose ricerche mi sono orientato sul tipo “Martino”, selezionato in vent'anni, mettendo assieme trenta varietà diverse, da Gustavo e Marilena Cente, nella loro azienda agricola Cascina Costa Antica che si trova a circa 500 metri di altezza, in Via Stoppani n°9, Comune di Monte Marenzo, nella piccola Valle San Martino, situata tra le province di Lecco e Bergamo.

Grano e Mais 2016 Solo Mais 2018

Si noti qui sopra la differenza in forma e altezza delle due qualità di grano.
A destra è evidente l'altezza (2,60 mt.) raggiunta da diverse piante di mais, con 3-4 pannocchie per pianta.

Note sul grano

Il “Gentil Rosso” è un grano il cui nome scientifico è “Triticum” e ci si riferisce alla famiglia delle Graminacee e alla specie Aestivum.
Francesco Todaro nell’800 selezionò il Gentil Rosso 48 (dotato di una migliore capacità produttiva rispetto al Gentil Rosso), insieme ad altri grani, in quanto dotato anche di stabilità. Le sue spighe, coi semi di forma semi-cilindrica di colore nocciola, sono notevolmente alte, si stima che possano raggiungere l’altezza di 150 cm o addirittura 160 cm e crescono in maniera naturale a 700-800 metri di altitudine. Per maggiori dettagli si veda QUI.
La qualità “Abbondanza” è un grano tenero ottenuto negli anni '50 senza l'utilizzo di trattamenti a raggi-X a differenza della maggior parte dei grani attuali che, ovviamente, risultano più produttivi. È una varietà molto resistente al freddo, produttiva soprattutto nelle zone di media-alta collina.
Il grano tenero “Abbondanza” appartiene anch'esso al genere “Triticum” della specie Aestivum (famiglia delle piante Graminacee). È una varietà costituita da Michahelles attraverso l’incrocio di “Autonomia” e “Fontarronco”. Le piante hanno dimensioni medio-alte con spighe mutiche che si contrappongono alle varietà aristate (aventi il prolungamento aghiforme molto sottile della glumella inferiore). Il colore bianco è assimilato morfologicamente alla varietà Autonomia. Il grano Abbondanza è resistente all’allettamento e alle ruggini ed è molto rustico. È annoverato tra i grani antichi e ha origine nel territorio toscano.

Note sul Mais

Ritenendo il particolare sviluppo della semina del 2018 peculiare di tale tipo di mais, comprese le pannocchie in precedenza (2016) ottenute (si veda particolare sotto), non ho mai pensato di verificare se l'influenza della rete Hartmann potesse in qualche modo correlazionarsi. Solo l'anno successivo (2019) ho avuto l'occasione di confrontarmi direttamente con Gustavo e Marilena i quali hanno esternato il loro stupore sui risultati ottenuti. Cosicché, a tempo debito, sperimenterò la semina su un nodo Hartmann confrontandolo con un'altra distante dallo stesso. Può darsi che anche il mais possa essere annoverato tra le piante particolari che risentono di tale influsso.

Varietà diverse componenti la qualità “Martino” Esempio di pannocchie prodotte nel 2016
Immagine tratta dal sito web di Cascina Costa Antica
Lunghezza della pannocchia cm. 50

Note sui semi

Sui poteri delle piramidi si è scritto molto, quello che forse è meno noto è il loro possibile impiego anche in agricoltura. Se si realizza una piramide in scala (riferimento a quella di Cheope) proporzionata al quantitativo di semi (qualunque tipo di semi) che s'intendono conservare al suo interno e si pongono ai 3/10 dell'altezza (corrispondenza con la camera del Re), da questi nasceranno piante più sane, robuste e produttive. Il materiale utilizzato non è molto influente purché gli angoli siano ben sigillati e i colori eventualmente adottati, per questo specifico impiego, possono variare dal bianco (consigliato) al verde, o al blu. L'importante è che, poi, sia posta in corrispondenza dell'asse Nord-Sud.

Controllo meteo: “I cannoni orgonici”

NOTA: “Orgonico”, “Orgone”: Il termine fu coniato da Wilhelm Reich, psicanalista austriaco (1897-1957) e fondatore dell’orgonomia, o scienza dell’orgone. “Orgone” è il nome dato da Reich all'energia vitale.

Solo una decina di anni fa erano eventi rari, ma da qualche tempo a questa parte, “bombe d’acqua” e grandine grossa come palle da bigliardo, o mele (si veda immagine tratta da Meteo Web), sono sempre più frequenti. Di fronte a eventi di questa portata a nulla vale avere raddoppiato la rete antigrandine, poiché, rammentando un evento simile che mi ha coinvolto direttamente nel 2005, ha frantumato anche i coperchi dei pozzetti in c.a.
Considerati i danni provocati in quell’anno, mi affrettai a realizzare un sofisticato sistema antigrandine, completamente diverso da quello in uso anni prima presso gli agricoltori, i quali sparavano costosissimi razzi tra le nuvole minacciose che non sempre davano risultati positivi.

Nella mia precedente residenza, mettendo assieme gli studi e le esperienze di W. Reich, N. Tesla, De Meo e, aggiungendo molto del mio, realizzai un complesso sistema di tubi (si veda immagine) formato da 8 tubi in rame di 8 cm. di diametro culminanti con semicurve indirizzatrici in alto per una lunghezza complessiva di 72 pollici e con al centro un tubo di ugual misura con tanto di sfera in ottone che fungesse da captatore. I tubi, con relativo prolungamento, furono tutti interrati in un m3 di granella di quarzo per una profondità di 36 pollici (le misure in pollici sono basilari in quanto armoniche). All’interno di ogni tubo e, tutt’attorno a raggiera, posizionai 36 cristalli di rocca (quarzo ialino) biterminati, cioè a doppia punta.
Questo strumento, che chiamai Frankenstein per la molteplicità di conoscenze utilizzate per realizzarlo, funzionava egregiamente consumando appena qualche litro di acqua per ravvivare i cristalli. Non solo puliva il cielo a 360° da qualsiasi nube minacciosa anche a distanze notevoli, ma “sfogava” in qualche modo le energie telluriche (in pratica non si avvertivano più terremoti) e forniva un’energia miracolosa alle piante circostanti che crescevano floride a dismisura (di seguito note sui cristalli ed esempio).

La realtà attuale non mi ha permesso, per ora, di ripetere la stessa esperienza (a 20 cm. di profondità c’è solo roccia compatta e la panoramica è limitata a 180°). Tuttavia, con quattro semplici tubi in rame da 1” (32 mm.) posizionati su un nodo Hartmann, e con altrettanti cristalli (biterminati, o due monoterminati uniti da nastro carta adesivo) posti all’interno, riesco a eliminare tutte le classiche nuvole apportatrici di grandine e anche i temporali che ritengo possano provocare danni si dissolvono utilizzando solo qualche litro di acqua per ogni tubo. Ma c'è di più! Quando l'afa (raramente a questa quota) si rende insopportabile e non si muove una foglia, se in quota c'è vento (ovviamente più fresco), ripetendo la stessa operazione lo si porta a livello del suolo creando un immediato sollievo che però dura solo una mezzoretta, a meno che non si ripeta più volte l'intervento di cui sopra. Da notare che l'intensità del vento giunge come una sferzata e mantiene le stesse caratteristiche (velocità e direzione) che aveva in quota. Avendo smontato Frankenstein e avendo portato con me ogni componente, ho in progetto di realizzare dei “super cannoni orgonici”… poi vedremo i risultati…
Quello, purtroppo, che ancora devo imparare è come fare piovere, ma sto studiando come fare, quindi è tutto “work in progress“…

Approfondimenti sull'Orgone e sui cristalli

OR: sta per orgone ed è l’energia vitale che permette all’universo di esistere generando strutture ordinate (effetto sintropico) e permettendo la vita.

DOR: Originariamente Reich (Wilhelm Reich 1897-1957) chiamò con il termine DOR una forma degradata dell’OR che era dannosa e sta per ”Deadly Orgon Radiation” ossia radiazione orgonica mortale. Nel momento in cui la forma di energia manifesta decade per entropia essa si ritrasforma in etere che però non ha più movimento spiraliforme ma è fermo ossia scalare… questo è DOR. Ne consegue quindi che il DOR è il risultato del decadimento di qualsiasi tipo di energia manifesta.
Si tratta di energia orgonica che, nella sua lotta contro la radiazione nucleare, ha esaurito la sua carica vitale, è avida di acqua e ossigeno e ha un profondo impatto negativo su ogni attività vitale. Un organismo che entra in contatto per un tempo sufficiente con questa energia sviluppa la “Malattia DOR”, che rappresenta la reazione allo stato di ipereccitazione che l'energia nucleare induce sull'energia orgonica. Reich notò anche l'annerimento e la disgregazione di rocce intorno al laboratorio.
Per combattere questa situazione Reich, nel 1952 ideò il primo Cloud-buster. Questo fu l'inizio dell'esperienza CORE (Cosmic Orgone Engeneering). Ben presto divenne chiaro come l'uso funzionale di uno strumento in apparenza così semplice e privo di sofisticata tecnologia, fosse in grado di ripristinare una condizione di naturale pulsazione atmosferica, di indurre la formazione o la distruzione di nuvole, di dissolvere la nebbia e di sostituire lo stagnante DOR atmosferico con energia orgonica pulsante.
I risultati di questo lavoro furono pubblicati dall'Orgone Institue con il nome di Orop Desert nel sesto volume della rivista Core, luglio 1954.

Un’altra cosa importantissima è il fatto che per convertire il DOR in OR si deve per forza metterlo in moto spiraliforme e non farlo rimbalzare qua e là con una ipotetica azione di scrambling tanto cara nella cultura orgonica moderna. L’azione di rendere il DOR in moto spiraliforme lo possono fare solo due cose:

  1. un dispositivo a vortice come quelli di Schauberger o analoghi.
  2. un materiale che abbia un reticolo cristallino a spirale e che sia trasparente all’etere… in pratica il quarzo.

Il quarzo è l’elemento veramente CONVERTITORE in un qualsiasi dispositivo orgonico. Irreali ed errate sono anche le affermazioni che dal quarzo possa uscire OR sporco ossia contaminato da DOR, se qualcosa esce dal quarzo può essere solo OR perché avrà movimento a spirale e perché l’etere può spostarsi solo in quella maniera! Il quarzo agisce quindi anche da filtro facendo passare solo OR… da sapere, inoltre, che l'energia ha dei minimi (01:00 di notte - ora solare) e dei massimi (13:00 di giorno - ora solare), per cui gli effetti saranno inversamente o direttamente proporzionali.

Ah!… dimenticavo: I Cristalli sono VIVI!… e non solo (Lettura raccomandata)

Quarzo Ialino biterminato Quarzo Ialino monoterminato Effetto dei cristalli sulle piante
Immagine tratta dal Web

Immagine tratta dal Web.
In questo caso servono due cristalli monoterminati, uniti alla base con nastro carta adesivo.
Il nastro carta non si corrompe anche se bagnato continuamente.

Immagine tratta da Deriva dei Continenti e Slittamenti SIAL.
Dall'immagine e, dall'articolo, si evince come la pianta prediliga l'energia convogliata dai cristalli, anziché la luce, per cui vale l'assunto che una pianta non necessita della luce in quanto tale e può vivere anche al buio, purché raggiunta in qualche modo dall'energia vitale.

Dulcis in fundo “L'Orto parlante

… ci vorrà un po' di tempo, ma so che è fattibile e le piante chiederanno da sole ciò che serve loro per stare bene… per ora, mi limiterò ad aggiungere alcune note…

“Siamo alberi che camminano e non lo sappiamo. Mentre le piante sono «umani con foglie e radici»… e lo sanno!”
(Penso sia stato C.G. Jung a coniare quest'Assoluta Verità)

Tarassaco: fiori e infruttescenze

Mi riallaccio a un'esperienza vissuta direttamente negli ultimi anni… nel 2020 tutta la parte non coltivata dell'orto è stata invasa, con carattere infestante, dalle piante di Tarassaco (Taraxacum officinale, conosciuto volgarmente come ”dente di leone” e una serie di altri epiteti). All'inizio, ho pensato che il terreno abbisognasse di calcio, portato a livello superficiale dalle grosse e profonde radici a fittone. Poi, quando l'infiorescenza giallo-dorata (capolino) ha cominciato a svilupparsi, espandendosi a macchia d'olio, mi sono preoccupato delle conseguenze che avrebbe prodotto ogni infruttescenza (pappo: ciuffo di peli bianchi, originatosi dal calice modificato, che, agendo come un paracadute, agevola col vento la dispersione del seme, quando questo si stacca dal capolino). Così ho deciso di intervenire prontamente con il decespugliatore, intanto che era ancora all'inizio della fioritura.
Orbene, con immenso stupore, nel giro di una mezzoretta tutti i fiori recisi si sono trasformati in infruttescenze, pronti a rilasciare i semi per la continuità della specie. E non solo. Anche le altre piante nelle vicinanze per un raggio di circa 100 mt., non interessate dallo sfalcio e in piena fioritura, hanno fatto lo stesso, come se si fossero passate l'informazione circa le mie intenzioni che, certamente, avevano percepito.
L'anno seguente (2021) mi sono ritrovato nelle stesse condizioni di cui sopra. Questa volta, però, mentalmente ho formulato altre intenzioni: “Taglierò solo quella parte che può ostacolarmi e il resto lo lascerò crescere e svilupparsi”… incredibile ma vero, nessuna delle piante recise ha trasformato i fiori in infruttescenze, nemmeno quelle radenti l'intervento!
Così mi sono ricordato delle ormai datate letture sugli esperimenti di: Backster (Backster Grover Cleveland), Bose (Bose Jagadis Chandra), Sauvin (Sauvin Peter Paul) e molti altri [cito solo questi in quanto presenti su “Nature” ma non posso evitare di rammentare il tanto osteggiato libro di Tompkins e Bird “La vita segreta delle piante”].
Leggendo Backster, ero più che convinto che il bosco potesse proteggersi da solo da: vandali, piromani e incendi naturali, mandando immediati segnali di pericolo attraverso dei sensori applicati ad alcune piante. Purtroppo l'entusiasmo e la voglia di applicare quella che, per me, era una certezza, hanno dovuto lasciare il passo alla mole d'impegni già assunti. Così, tutto è finito nel dimenticatoio…
Ho rammentato le letture più recenti di Stefano Mancuso (direttore del LINV: Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale) e, per ultimo il recentissimo libro di Poletto, Tessaro, Marini: “Il potere della musica delle piante”, 5) attraverso il quale sono approdato a Valerio Sanfo (Erborista, pedagogista, studioso e scrittore) le cui ricerche mi hanno ulteriormente convinto dell'effettiva possibilità di creare “l'orto parlante”.
Il tecnico elettronico (in sintonia con le mie “pazze” idee) per realizzare le apparecchiature necessarie penso di averlo conosciuto… il problema è solo come trovare il modo di convincerlo/coinvolgerlo…

Note su due ricerche di Valerio Sanfo

La mini-serra autogestita

Immagine tratta dal Sito Web di Sanfo

La SERRA AUTOGESTITA è costituita da un apparecchio elettronico in grado di utilizzare le variazioni bio-elettriche ricavate da elettrodi o sensori applicati alle piante, permettendo così l’autoregolazione di tutte le condizioni ambientali (acqua, luce, temperatura, umidità) necessarie alla loro vita. L’apparato è costituito da uno stadio di rilevamento del segnale, da un amplificatore di misura e da uno stadio convertitore che regola il transito verso un computer e viceversa, permettendo il controllo degli attuatori di asservimento nella serra.

Il bio-speaker

Immagine tratta dal Sito Web di Sanfo

Il BIOSPEAKER è, semplificando decisamente, un sintetizzatore vocale che è pilotato dalla pianta. Tutto il sistema si basa sul principio di altre apparecchiature più semplici: si prelevano le variazioni bioelettriche della pianta (volendo anche di un animale o di una persona, il principio è identico) tramite dei sensori e si giunge alla produzione di una successione vocale, fonetica e morfologica, con la possibilità di utilizzare parole di qualsiasi tipo e lingua.

Un mondo fantastico ansioso di comunicare

Intanto che il tecnico, più incuriosito che mai, s'appresta a sfoderare tutto il suo talento tecnologico, impaziente (come mio solito) e spinto da un'affermazione del suddetto in una delle sue prime e-mail: “Perché non usiamo le nostre antenne?”, mi sono attrezzato di conseguenza.
Ho realizzato due semplicissimi strumenti che sfruttano il campo (che qui non rappresento, ma è dimostrabile in loco il loro perfetto funzionamento), assegnando a ognuno dei parametri specifici. Cosicché con uno posso misurare qualunque distanza, o profondità, con risultati centimetrici, nonché avere indicazioni su dove trovare qualcosa, o qualcuno. Con l'altro posso comunicare con qualunque elemento, facendo domande appropriate e ottenendo risposte esaustive, attraverso un linguaggio convenzionale (anche se per ora limitato).
Siccome non m'importa d'essere preso per pazzo (questo è il mio diario che ho decido di condividere con chi vuole uscire dallo sterile qualunquismo ignorante), documenterò i primi risultati dopo le opportune verifiche/conferme (in fondo resto sempre uno scienziato), quel che è certo è che là fuori c'è tutto un mondo da scoprire, o riscoprire, che vuole comunicare, farsi sentire, esprimere le proprie opinioni, ecc… ecc…

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Note inserite il 10 ottobre 2022 con successivi aggiornamenti - Premetto che il dispendio di energia in queste pratiche è notevole per cui sarebbe meglio diluire gli interventi. Come mio solito, soprattutto per quanto riguarda il dialogo con le piante dell'orto, non ho osservato questa regola fondamentale e, alla fine, ero esausto, ma la mia curiosità è stata più che appagata.

TEST SULLE FALDE ACQUIFERE

26 settembre 2022. Primo test effettuato sulla sorgente.
Preoccupato per gli scavi che hanno intersecato il percorso della sorgente (da trent'anni unica fonte d'approvvigionamento idrico), che scorre a una profondità (da me rilevata con uno dei miei due strumenti) variabile tra 150 e 50 cm dal piano scosceso della collina, ho testato il suo stato nel punto di minima profondità. La risposta univoca è stata che nessun danno le è stato arrecato e mi ha salutato con il segno convenzionale dell'abbraccio (forse per tranquillizzarmi). Dopo due giorni (28 settembre), nel punto dove sgorga dal quale è effettuato il prelievo per gli usi quotidiani, la portata è quasi raddoppiata!

28 settembre 2022. Verifica sullo scorrimento di diverse falde.
A monte della falda di cui sopra, a circa 100 mt., ne scorre un'altra che rifornisce da sempre il paesino sottostante, sebbene raggiunto anche dall'acquedotto. Misurata la sua larghezza e profondità (sempre con il mio secondo strumento), nel punto che lambisce il mio cortile, sono risultate rispettivamente di mt. 2,50 e mt. 5,90. Il giorno dopo, incontrando un anziano del posto, l'ho interrogato sulla falda. Mi ha riferito che diversi anni fa avevano provato d'intercettarla nelle vicinanze dello stesso punto, ma che gli fu impedito per una diatriba tra confinanti. In ogni caso, avevano rinvenuto l'acqua a una profondità di circa 6 mt. confermando i miei rilievi.
Spostandomi un po' più a monte, nel terreno del mio vicino, ho rinvenuto altre tre falde (due della larghezza di 4 mt. e una di 3 mt.). La prima è risultata a una profondità di 3,70 mt. con portata scarsa. La seconda a una profondità di 5,75 mt. con una portata esigua, mentre la terza a una profondità di 3,75 mt. è risultata con una portata abbondante, per cui il prossimo anno il proprietario realizzerà uno scavo per approvigionarvisi.
Sulla prima e seconda falda insistono quattro filari di ciliegi piantati tre anni fa. Il proprietario, vedendomi armeggiare con i miei strumenti tra le fila mi ha chiesto come mai, avendo lo stesso trattamento alcune piante si sono sviluppate e altre no, fino a seccarsi. Ho avuto, così, l'opportunità di verificare che anche le piante di ciliegio amano la Rete Hartmann, per cui andranno a ingrossare l'elenco. Sempre nel suo terreno ho effettuato rilievi su un'area inutilizzata, la quale, essendo recintata, mi interessava per la semina di grano e mais. Sebbene l'area, al momento, sia completamente interessata da capillarità a una profondità variabile dai 15 ai 75 cm., interrogando sia l'acqua, sia il terreno, entrambi mi hanno sconsigliato di procedere alla semina, a meno che non predisponessi, a supporto, un sistema d'irrigazione artificiale.

TEST SU DIVERSE PIANTE DELL'ORTO (Effettuato il 2 ottobre 2022 con successivi aggiornamenti)

IN SERRA:

  • cetrioli e pomodori si sono lamentati che soffrono il caldo di giorno, nonostante nelle giornate soleggiate apra la serra, ma vogliono che continui a chiuderla di notte.
  • Il limone, che è piantato da diversi anni ormai in pieno sole, si è rivelato un tipaccio scorbutico (direi pure antipatico). Siccome non ha mai dato frutti se non il primo anno, gli ho rivolto diverse domande su ciò che poteva disturbarlo. Quasi infastidito dalle mie domande, ha solo affermato che non stava bene lì, mentre è rimasto stupito che dovessi ridimensionarlo, potandolo, prima di avvolgerlo con la solita protezione invernale di tessuto non-tessuto.
    Nota del 30 ottobre 2022. Intestardito dalle mancate risposte, mi sono ricordato dell'altra pianta di limoni in vaso che tengo sotto il terrazzo nei mesi “caldi” e che trasferisco nell'atrio di casa verso l'inizio dell'autunno. Casualmente, è il caso di dirlo, entrambe le posizioni sono su un nodo Hartmann, come rilevato strumentalmente e non solo, vista la sua esuberanza e i frutti abbondanti. Così, ho cominciato a interrogarla sull'influenza della posizione, onde comprendere il disagio lamentato da quella piantata in serra. Alla stessa domanda, posta in modi diversi, ha sempre risposto con il segno dell'abbraccio (ovvero con manifestazione d'affetto), senza darmi le necessarie conferme. Dopo essermi posto innumerevoli domande, ho realizzato che, probabilmente, non aveva compreso bene il linguaggio dei segni, così dopo un paio di giorni sono tornato alla carica, spiegandole come rispondere affermativamente oppure negativamente. Pare che fosse proprio questo il problema, visto che mi ha subito confermato che stava bene sul nodo. E non solo. Oggi (08 novembre - vedi immagine ingrandibile), prima di aggiungere questa nota, ho notato che i frutti che stazionavano da qualche mese si stanno sviluppando notevolmente; in più, stanno nascendo nuovi tralci e, sparsa qua e là si nota bene l'inizio di una fioritura.
    Allora, per migliorare le condizioni della pianta in serra, che non posso più spostare senza danneggiarla, dovrò trovare il modo di trasferirle l'influenza del nodo più vicino e, qualche idea già mi frulla in testa.
    Ora, mi sto chiedendo quanto influisca questo tipo di rapporto, visto che solitamente ho sempre avuto attenzioni particolari verso le mie piante, parlando loro, salutandole quotidianamente e accarezzandole…

IN CAMPO APERTO:

  • sia visivamente, sia interrogandoli, ho scoperto che i radicchi amano la Rete Hartmann, principalmente i nodi, per cui li aggiungerò alla lista e provvederò con i prossimi trapianti ad assecondarli.
  • Il prezzemolo, rivelatosi di una timidezza quasi imbarazzante, sembrava stupito che volessi dialogare interessandomi a lui e al suo stato di salute. Essendo il suo bancale perfettamente al centro di un nodo Hartmann, ha chiesto di essere spostato. La stessa richiesta è pervenuta dalla rucola, anch'essa in un bancale su un nodo Hartmann. Analoga richiesta è giunta dalla melissa, mentre la menta sta benissimo sulla dorsale della Rete. Essendo in pieno sole, ha solo chiesto di essere un po' ombreggiata.
  • Sui fagiolini devo confessare che, avendone raccolti a sazietà, dalla fine di agosto li ho trascurati, lasciandoli alla mercé degli afidi. Nonostante tutto hanno continuato imperterriti a produrre e a ramificare, fiorendo anche ora che siamo giunti ai primi di ottobre. Sofferenti hanno chiesto di essere estirpati e, oggi 10 ottobre, dopo averne raccolti parecchi per rendere loro omaggio, ho cominciato ad asportarli.
  • I fagioli “Phaseolus coccineus” si sono rivelati affettuosamente fantastici. Prima ancora di porre loro qualche domanda, mi hanno accolto con il segno distintivo dell'abbraccio e l'hanno ripetuto alla fine prima di accomiatarci. Hanno chiesto di potere restare ancora, di non essere asportati, sebbene il raccolto sia terminato da parecchio tempo, ma forse un valido motivo c'è e lo riporto in questa nota del 12 gennaio 2023 6) Mi hanno concesso di recidere solo la parte più alta (una decina di centimetri) per potere ritirare la rete antigrandine e avvolgerla lungo il montante centrale. Sempre oggi, 10 ottobre, tra molte foglie secche, qua e là ho visto che hanno ricominciato a produrre tralci e a fiorire.
    10 ottobre 2022 - Particolare 1
    10 ottobre 2022 - Particolare 2
  • I pomodori di qualità miste si sono lamentati per l'abbondanza di acqua. Le foglie, infatti, stanno ingiallendo. Sebbene avessi già chiuso il loro settore irriguo, non posso chiedere a Madre Natura di preservarli dalla pioggia. Nonostante ciò, continuano a dare frutti strabilianti con un sapore superlativo.
    Oggi 14 ottobre diversi pomodori, di qualità normale (cioè non giganti) e ancora in via di sviluppo e maturazione, sono caduti a terra spezzando il gambo per il peso (quasi 800 gr).
  • Gli altri pomodori (neri di Crimea) posti nell'ultima rastrelliera più in basso (che tra l'altro mi hanno accolto anche loro con un abbraccio) sono floridi, verdissimi ed esuberanti. Anche loro continuano a dare frutti meravigliosi e stanno benissimo.

Ora, ho diverse modifiche da apportare e, il dialogo emozionante non finisce qui…

E il dialogo è continuato, ma prima devo confessare che forse, involontariamente, ho combinato un guaio: quando si aprono certe “porte” non si sa quali interazioni possano nascere e mi spiego meglio con i dettagli.

08 novembre 2022 - Cliccare per ingrandire

Coinvolto è stato l'impianto fuori suolo di produzione di fragole del mio confinante (lo stesso che mi aveva chiesto dettagli sulle piante di ciliegio e, ancor prima mi aveva fornito i sacchi esausti di fibra di cocco). Fatto sta che, ogni inizio di ottobre, è solito mettere a dimora le piantine di fragole che dovranno fruttificare a primavera, affinché sviluppino l'apparato radicale. Dopo di ché i sacchi sono riposti a terra e coperti con tessuto non-tessuto per la protezione invernale che porta le piantine a vivere una sorta d'ibernazione.
Finita l'operazione si è concessa una settimana di ferie, affidandomi per la prima volta il controllo dell'irrigazione computerizzata.
Controllo che ho effettuato quotidianamente, approfittando anche per eliminare i germogli che già mi sembravano in esubero. Non ho fatto altro, se non essere presente in mezzo a loro per diverse ore ogni giorno. Anch'io, prima che il produttore tornasse dalle ferie restando sbalordito, mi sono stupito della abnorme sviluppo delle piante, dell'improvvisa fioritura e delle abbondanti infruttescenze che crescevano a “vista d'occhio”, poi, non essendo pratico, mi sono detto che magari poteva anche essere del tutto naturale, che probabilmente il clima era favorevole a un tale repentino sviluppo… tante domande senza risposta che, devo dire, mi hanno lasciato quasi indifferente.
L'indifferenza è scomparsa quando il produttore è tornato e, visto lo strano e straordinario sviluppo, mi ha chiesto: “Cosa hai fatto alle piantine? aggiungendo: ”Non è mai accaduto che si sviluppassero così e per giunta che fruttificassero… ma, lo so, tu parli alle piante!“. Dopo qualche minuto d'imbarazzante silenzio e dopo avere mormorato che le avevo solo accudite, senza nemmeno profferire parola, ha esclamato: ”Ecco, adesso che pensavo di riposarmi, dovrò ricominciare a raccogliere!
Forse gli ho creato un problema, o forse no, dato che gliele stanno pagando il doppio essendo fuori stagione, ma i dubbi iniziali restano su cosa può e, potrà, accadere quando si aprono certe “porte”… magari sbaglio, ma ho la netta sensazione che questo tipo d'interazioni facciano parte integrale del futuro dell'umanità.

E, come dicevo, a parte quanto già riportato come aggiornamento sulle piante dei limoni, il dialogo è continuato con: porri, scalogno, cipolle e cipollotti, anche se già visivamente, una volta rilevato i nodi della Rete Hartmann e l'andamento delle dorsali che è identico a quello posto in evidenza per i radicchi, era palese il loro netto rifuggirvi.

Porri in evidenza 08 novembre 2022 Porri in evidenza 08 novembre 2022

Il bollino rosso rappresenta la posizione rilevata del nodo Hartmann.
Nel riquadro sia qui sopra, sia nell'immagine a lato si notano gli effetti della vicinanza al nodo stesso, laddove la pianta di porro più prossima non si è sviluppata come le altre.
A parte quelle già asportate per l'utilizzo, quelle più rigogliose presentano attualmente una circonferenza media in prossimità della radice di cm. 26.
Le altre piante che si notano nelle due immagini sono state trapiantate di recente, avendo sostituito quelle di scalogno, cipolle e di cipollotti già raccolti e utilizzati.
Se occorre cliccare sulle immagini per ingrandirle.

Mi è sorto un dubbio, poi, pensando alla rotazione colturale che ho sempre praticato durante i precedenti anni, cioè alla successione di colture diverse tra di loro sullo stesso posto. Così, ho interrogato i fagioloni “Phaseolus coccineus” i quali hanno espresso il desiderio di tornare in ogni caso nello stesso luogo. Nessun problema per ricostituire la fertilità del suolo, come la buona pratica agronomica vorrebbe, basta integrare la torba e il resto lo farà l'acqua potenziata.

Ora, quando passo per l'orto con il mio strumento in mano, tutte le piante sono estremamente espansive e m'indirizzano chiari segnali d'affetto, tranne tre piante di uva con le quali non ho mai dialogato. Sono nate da altrettanti spezzoni di radice che viaggiavano a fior di terra nella mia precedente residenza, che ho cercato di portarmi appresso per salvaguardare la qualità. Si tratta, infatti, di una qualità di sangiovese piantato per la prima volta alla fine dell'800 che ho rinnovato man mano interrando i rami più prominenti affinché radicassero. Siccome, attualmente, queste tre piante presentano rami lunghi e sottili ho chiesto loro come intervenire affinché s'ingrossassero. Mi è stato chiesto di non potarli radicalmente come consuetudine, ma non mi è stata data risposta se siano in grado di fruttificare. Probabilmente, dovrò spiegare loro come rispondere allo stesso modo fatto per il limone.

Essendo quasi a metà novembre, ho rivolto il mio interesse al giardino. Solitamente in questo periodo cerco di proteggere le piante con un letto di foglie secche, così, approfittando della possibilità di sentire anche il loro parere, ho chiesto se volevano che anche quest'anno ripetessi la stessa operazione. Mi è stato risposto di no. Non vogliono essere ricoperte, ma tre rose si sono lamentate della loro posizione “malsana” e devono essere spostate. Due di loro, infatti, sono su un nodo Hartmann e una sulla dorsale. Mi spiego quindi perché non si sono sviluppate come le altre. Decisamente le rose non amano la Rete Hartmann! Soffrono terribilmente e fanno soffrire anche le piante attorno a loro.

Questa è una nota del 25 marzo 2024. Mi rendo conto che, a questo punto, occorra una catalogazione appropriata che inserirò nel 2024 per non creare troppa confusione. Tuttavia, devo dire che le bietole arcobaleno preferiscono stare lontane dalla Rete Hartmann. Avendole piantate sia su un nodo, sia lontano da quest'ultimo, per un confronto, a distanza di un anno quelle distanti dal predetto nodo sono molto sviluppate, mentre le altre languono.

Incuriosito dal diverso sviluppo e comportamento di una serie di piante di prugno (di diverse qualità), oggi, 13 novembre 2022, le ho testate. Quelle più sviluppate e con ancora tutto il fogliame verde sono ben salde al centro esatto di un nodo Hartmann. Una in particolare, posta a soli 30 cm. dal nodo è meno sviluppata e le foglie ingiallite da diversi giorni stanno già cadendo. Minimo l'effetto di quelle poste sulle dorsali, per cui devono essere piantate esattamente su un nodo per avere ottimi risultati. Il distanziamento di circa mt. 4×5 non si discosterebbe molto da quello classico. Ho approfittato anche per risentire le tre viti, dopo avere spiegato loro come rispondere. Com'è accaduto con il limone, non sapevano come fare e, una volta appreso il meccanismo, hanno confermato che daranno frutti… vedremo…

Ieri, 17 novembre, ho tentato un esperimento: portare l'influenza del nodo fino alla pianta di limone in serra, che non potrei più spostare senza danneggiarla, per l'esuberante apparato radicale. Ho inserito un fittone al centro del nodo collegato a una corda di rame isolata da 16 mm., spellandola solo nella parte terminale che ho posto sul terreno ad anello attorno alla pianta. Oggi, quando sono entrato in serra, il limone mi ha accolto amorevolmente, come non aveva mai fatto. Ho chiesto, allora, per ben tre volte, se stava percependo l'influsso del nodo e, per altrettante volte, me lo ha confermato. I risultati e le ulteriori conferme, li vedremo solo se, a tempo debito, ricomincerà a fiorire e a dare frutti. Se così fosse, sarebbe un importante contributo per tutte quelle piante che abbisognano dell'influenza dei nodi, laddove distanti. Il limone continua a essere convinto che non ha bisogno di ulteriori protezioni dal freddo, ora che è in collegamento con il nodo. Lo asseconderò, poi vedremo i risultati.

Da una decina di giorni la temperatura notturna si è attestata su una media di +5° e le previsioni per i prossimi giorni prevedono neve e gelo. Per questo, ho dovuto svuotare gli impianti idrici e proteggere gli erogatori. Qualche discordia è nata con le piante nei quattro bancali della seconda serra, sul fatto se erano d'accordo o meno che togliessi il nylon di copertura, per usufruire della naturale irrigazione che offre Madre Natura. Siccome da Nord sono già discretamente protette dalla serra principale, che rimane sempre coperta e chiusa per tutto l'inverno, siamo giungi a un compromesso che pare stia bene a tutte le piante dei quattro bancali: lasciare intatta la parete verticale di nylon che li protegge da N-E.
Continuo a dialogare con loro e ad assecondarle…

Martedì, 22/11/22 (una data con numeri particolari) il maltempo ha investito molta parte dell'Italia. Localmente il ”Meteo.it“ prevedeva forti temporali con vento moderato (una ventina di nodi, circa 37 Km/h), invece, pioggia pochissima e venti che hanno superato punte di 76 nodi (140,8 Km/h) prima che il mio anemometro schizzasse via. La serra chiusa ha retto per una quindicina di ore, poi metà di essa è collassata sotto un vento ancora più forte. L'unica pianta, all'interno, che ha retto, anche per la bassa temperatura, è stato il limone… ma lo aveva promesso…
Ora dovrò pensare a un sistema diverso di copertura che possa reggere anche a venti più impetuosi.
La barriera frangivento, invece, ha superato brillantemente ogni aspettativa. Anche se qualche pomodoro è caduto a terra, molti sono ancora attaccati alle piante, in via di sviluppo e maturazione. E siamo quasi a dicembre…

26-27 novembre 2022 Cosa sta accadendo? Non riesco a darmi risposte adeguate. Fatto sta che, dopo la terribile burrasca di vento di pochi giorni fa, gli alberi sono rimasti spogli. Uno dei prugni che avevo testato il 13 novembre, il più sviluppato, ha cominciato a fiorire! Eppure la temperatura, sia di giorno, sia di notte, è inclemente. Che si stia ripetendo la ”magia“ delle fragole?

Da il “Meteo.it” che conferma la temperatura rilevata localmente
26 novembre 2022 27 novembre 2022
Fiori sparsi
Fiori concentrati

01-02 dicembre 2022 Dopo avere aiutato il vicinato a rifare le loro serre, mi sono trovato da solo a occuparmi delle mie… tutti impegnati in altre mansioni, ma pazienza, anche se è stata una fatica immane! L'aspetto positivo (volendo si trova sempre) si è rivelato nel potere decidere con calma quali rinforzi porre anche all'interno, impacchettando tutta la copertura. Per questo, poi, sono stato criticato dai “disertori”, ma vedremo in seguito chi avrà la meglio!

01 dicembre 2022 02 dicembre 2022
Nuovo concetto di copertura
Nuovo concetto di copertura con rinforzi anche interni

Con questo intervento terminano i lavori per quanto riguarda il 2022… ora, un po' di meritato riposo…

°°°°°°°°

Roberto Morini


1)
Consiglio utile: quando si svuotano gli impianti nel periodo invernale le valvole a sfera non devono essere aperte completamente (vedi figura) altrimenti rischiano di spaccarsi con il gelo
2)
Manuel pratique de la culture maraichère de Paris“ (1845) di J.G. Moreau e J.J. Daverne
3)
“Tegoline” nome veneto dei fagiolini o cornetti, legumi forniti dalla pianta Vigna unguiculata (sinon. Vigna sinensis), leguminosa orticola, forse originaria dell’Africa tropicale e diffusa nella regione mediterranea già durante l’Impero Romano
4)
A me sono stati dati come fagioli cimbri, quindi di origine danese (400/500 anni fa), poi ho trovato un blog che mi dice che sono di origine centroamericana (Messico). Le foto confermano la stessa qualità, il cui nome varia dal volgare: “fagiolo del diavolo” o “fagiolo del papa” allo scientifico: “Phaseolus coccineus” o “Phaseolus multiflorus”
5)
Le numerose prove condotte in tutto il mondo con macchinari elettronici hanno dato il via alla decodifica del linguaggio vegetale che avviene attraverso un biofeedback applicato alla pianta il quale misura il differenziale elettrico tra foglia e radici. Il segnale analogico emesso dalla pianta è poi trasformato in impulso digitale che può essere utilizzato anche in ambito musicale. Per ascoltare le fantastiche melodie prodotte da nove piante in particolare si veda il canale YT “Le Forme del Suono” e in particolare: “Salvia”, “Rosmarino”, “Lauro”, “Timo”, “ Rosa”, “Camomilla”, “Lavanda”, “Cipresso” e “Betulla”.
6)
Dal Blog di cui alla nota 4 ho appreso (12 gennaio 2023) che in Messico crescerebbero come piante perenni e da quello che ritengo un rizoma che ho trovato asportando le piante ormai seccatesi, potrebbero rinascere. In ogni caso, questa volta non posso fare l'esperimento, perché, come già detto, devono essere adeguatamente distanziate.
db/diario.txt · Ultima modifica: 25/03/2024 09:26 da @Staff R.